Sul mensile Grande Cucina di maggio una breve storia dell’aperitivo milanese, da Ippocrate al Vermouth
Sul mensile Grande Cucina di maggio una breve storia dell’aperitivo milanese, da Ippocrate al Vermouth. Da leggere al bancone del vostro bar preferito!
Nel giardino di un lussuoso albergo o in un attico con vista sulla città del futuro. Lungo i Navigli o in un locale dall’indirizzo segreto. E ancora in una tabaccheria, in una ghiotta bottega, sulla terrazza vintage e al circolo della bocciofila. Dieci luoghi e dieci modi per fare un aperitivo di tendenza.
Nel V secolo avanti Cristo, il medico greco Ippocrate prescriveva l’antenato dell’aperitivo contro l’inappetenza. Era a base di vino bianco dolce, fiori di dittamo, ruta e assenzio. Da allora, la consuetudine di bere una piccola quantità di alcol prima di cena si è diffusa, declinandosi in quasi ogni cultura. Nello Stivale, il rito vero e proprio è più diffuso al nord. Sarà perchè è in Piemonte, a fine Settecento, che Antonio Benedetto Carpano inventò il vermouth, un vino bianco con infuso di trenta erbe e spezie: ancora oggi la base di molti cocktail. Nel 1932, il milanese Campari sancì poi il successo di Milano come città natale dell’aperitivo. Ma attenzione al lessico. Chi sta dietro al banco non si chiama barman, ma mixologist o bartender. Vietato dire “happy hour”, termine considerato ormai obsoleto nel capoluogo lombardo.
Grande Cucina Wine – maggio 2015