Male pizza e carne, bene il sushi Delivery, un lusso con poco gusto. Prezzi alti e tempi (lunghi) certi. La consegna dei pasti è un settore in crescita

Una serata di pioggia per mettere alla prova il cosiddetto delivery food, la consegna del cibo a domicilio, in città. Sono passati 50 minuti dall’ordine: i vari siti parlano chiaro, da 30 a 60 minuti per la consegna. Prima, se avevi fame e non ti andava di uscire, l’alternativa era ordinare la pizza nei dintorni. Ora c’è il delivery, business che funziona se si pensa che il primo, Justeat.it, colosso danese, raggruppa più di 40 mila ristoranti nel mondo ed è quotato in Borsa. Cominciamo da questo.

La scelta

Digitando l’indirizzo del sito dedicato si riceve la richiesta di scaricare l’applicazione, poi inserire l’indirizzo dove far arrivare l’ordine. Compaiono 227 ristoranti aderenti, nel raggio di pochi chilometri. Dall’africano al greco, dai fritti al salutare. Ordine minimo 20 euro. Il sovrapprezzo per la consegna varia da 2 a 7 euro, ma alcuni (pochi) lo fanno gratis, ordine minimo 30 euro. Decidiamo di pagare con carta di credito, ma viene chiesto il security code che però non si trova. Ricominciamo da capo, scegliendo di pagare in contanti. Optiamo per le categorie più richieste: hamburger, pizza, sushi e cinese. Scegliamo Vintage Bakery, locale di ispirazione americana in via Thaon di Revel che ha fama di usare carne di buona qualità. Clicchiamo su Cheesy Burger con bacon: piatto ben spiegato, 180 grammi di carne di bovino adulto piemontese, formaggio cheddar, bacon croccante, cipolle di Tropea, pomodoro, lattuga, patatine speziate di contorno (comprese nel prezzo). Intanto che aspettiamo facciamo partire un altro ordine scegliendo Bon Wei, ottimo ristorante di alta cucina cinese. Il costo di consegna, ordine minimo di 20 euro, è alto: 7 euro. Il campanello si fa strada tra gli scrosci di pioggia: ore 21.45. Scendiamo, nella compilazione dell’ordine non abbiamo scritto bene piano e cognome. Il ragazzo smonta dal motorino brandizzato, tira fuori un sacchetto da una scatola termica. Lui è fradicio, il pacco intatto. Gli lasciamo la mancia. Il cibo è ancora tiepido, nonostante la pioggia. Le patate speziate al forno sono molto sapide, morbide dentro e ancora croccanti fuori. I due strati di pane sono troppo asciutti, e spessi: l’equilibrio tra carne e pane è sbilanciato. L’hamburger al primo morso è appetitoso, nonostante il pane sbagliato, ma la carne, raffreddandosi, diventa stopposa e grigia. Non riusciamo a finirla e la lasciamo nella sua confezione. La spesa è di 22 euro.

La confezione

Intanto, mancano 14 minuti allo scadere dell’ora per la consegna del nostro cibo cinese. Ecco il campanello, in anticipo. Pacchetto Bon Wei composto da: riso saltato piccante, 2 involtini di verdura, 6 ravioli di gamberi: totale 29,50 euro. Piuttosto caro. Prima di ogni consegna arriva un messaggio che ci rassicura: tranquilli, stiamo preparando il tuo cibo. Poi chiedono se nel frattempo rispondiamo a un questionario per migliorare il servizio. Il cibo cinese è ancora caldo, gli involtini croccanti e leggeri nonostante la frittura, i ravioli al vapore dal ripieno delicato ma preciso sanno di gamberi. Buon livello su tutta la linea. Terzo esperimento con Foodora.it, stessa procedura dei concorrenti. Scegliamo il ristorante Thisisnotesushibar.com e ordiniamo un menu «Maxi sushi e sushimi». Ordine rischioso. Il pesce sarà stato abbattuto a meno 30 gradi per scongiurare il pericolo Anisaki? Un sms ci informa che un piatto non è disponibile, propongono un’alternativa. Accettiamo. Dopo 30 minuti niente. Fuori continua a diluviare. Riceviamo una telefonata: «Pensavamo avesse rinunciato all’ordine, abbiamo ricominciato da capo». Ok, aspettiamo. Alle 23.15 arriva il pacchetto. Paghiamo in contanti. Con sorpresa, tutto è fresco, profumato, le fettine di pesce ancora piacevolmente umide. Questo cibo nasce freddo, non soffre il trasporto e infatti è tra i più ordinati.

Il codice

Non siamo ancora soddisfatti, vogliamo anche una pizza. Partiamo da Bacchetteforchette.it e scegliamo quella che si chiama A’Pazziella, ottima pizzeria. Stavolta chiedono il bf code, un codice che rilascia Bacchetteforchette.it: ordiniamo una loro specialità, via di mezzo tra pizza e calzone. L’ordine arriva in 40 minuti, ma la pizza è immangiabile. Non perché non sia di qualità, la lievitazione si intuisce corretta, ma il cornicione è molliccio. La mozzarella, ottima, è finita tutta al centro, lasciando il resto scondito. La pizza a domicilio è un castigo per ogni gourmet. Conclusione: il delivery è una magia propria delle grandi città, benvenuto. Un servizio che costa e andrebbe usato con sapienza nella scelta dei piatti. Voti? Pizza collosissima, sushi più che discreto, cinese ottimo (ma un po’ caro), hamburger con carne di qualità e pane immangiabile. Il cibo nato per essere consumato caldo perde il 30 per cento di appetibilità. Il packaging è curato. Costo adeguato al servizio. Ma per usufruirne devi essere pratico della rete, sapere che aspetterai un’ora circa, avere un security code per carta di credito. E non essere un severo gourmet. Il lusso è avere cibo fresco cucinato solo per te, davanti ai tuoi occhi. Il delivery, invece, è l’opposto.